Teresa, l'ultima degli Sbariati
DOCUMENTARIO - Teresa, l'ultima degli Sbariati
Erano altri tempi quando in queste grotte la vita scorreva lenta come il sudore dei suoi abitanti, che ne fecero un luogo ricco di magia. Zungri, un antico villaggio rupestre ubicato sotto l’odierno centro abitato, in località Fossi, dove visse per secoli la tribù degli Sbariati, di cui Teresa è l’ultima erede. Una donna minuta, che nonostante la sua età si addentra lungo il ripido percorso in cui si ergono le grotte con una facilità disarmante, e lo fa almeno due volte al giorno. Appena varchiamo la soglia di ingresso, l’insediamento ci appare in tutto il suo splendore e man mano che scendiamo rimaniamo sempre più meravigliati. Teresa ci fa da guida, lei conosce bene questo luogo. Da quando era ragazzina, andava su e giù per portare da mangiare agli animali, che la sua famiglia allevava in questo territorio, e poi ci racconta che la sera risaliva con un fascio di legna in testa, utilizzato per alimentare il camino.
Qui l’uomo costruì il suo ricovero, mediante l’utilizzo di semplici arnesi. Scavò la roccia tufacea per ricavarne delle grotte, che utilizzò come riparo, e lo fece con la raffinatezza e l’ingegno, in modo da poter vivere dignitosamente.
Le grotte, incastonate su due file lungo un costone roccioso, sono divise da una scalinata ricavata nella roccia, lungo la quale si defila il canale per lo scorrimento delle acque piovane, una risorsa molto importante per i rupestri, che realizzarono un sistema di raccolta costituito da canali e vasche scavate nella roccia e collegate tra loro.
L’Insediamento oggi è meta di turisti provenienti da ogni angolo del pianeta, che non possono fare altro che ammirare, ciò che i nostri avi ci hanno lasciato in eredità.
Eranu atri tiempi quandu ‘nta sti grutti a vita scurria chjanu cuomu i suduri da gienti, chi ‘nda ficiaru nu postu chjnu e magia. Zungri, n’anticu villaggiu e petra chi si trova propriu sutta o paisi nuovu, ’nta zona de Fuossi duva stacienu i Sbariati, de cui Teresa ena l’urtima discendienti. Na fimmina piccirida, chi nonostanti l’età sagghja e scinda ‘nta chida trempa de grutti cuomu na giuvaneda, e u facia armenu du vuoti o juornu. Ampena varcamu a porta de rovini ni trovamu senza paruoli, e manu manu chi scindimu restamu sempa chjù maravigghjati. Teresa ni facia e ciciaruni, u canuscia buonu stu postu. De quandu era cotrara jìa supa e sutta u ‘nci porta e mangiara e nimali chi a famigghja sua avanzava ‘nta sti grutti, e pua ni cunta e quandu a sira sagghjìa cu nu fasciu e ligna ‘ntesta chei servìa mu appiccia u focularu.
Ccà l’uomu si ficia nu ricuoveru, sulu cu puochi attrrezzi. Scavau a petra e tufu e ficia i grutti pemmu si ripara do tiempu, e u ficia pemmu campa comu i cristiani. I grutti su azziccati ‘nta na trempa e tufu e su spartuti e na scala scavata ’nta petra duva scurra u cannali e l’acqua, na cosa assai ‘mportanti p’antichi, chi ficiaru nu sistema mu ricogghjanu l’acqua cu cannali e vaschi scavati ’nta petra.
U situ oja è chjnu e turisti chi arrivanu e ogni parti do mundu, venanu u vidanu chidu chi ni dassaru antichi.
Zungri, un piccolo borgo incastonato sulle alture del Monte Poro (490 mt s.l.m.) lungo la Costa degli Dei, a pochi passi da Tropea, Capo Vaticano e Pizzo, località balneari tra le più suggestive della Calabria.
Qui sorge l’Insediamento Rupestre degli Sbariati, noto come la Città di pietra; un sito archeologico, di epoca bizantina, costituito da circa cinquanta grotte di rara bellezza.
Poco distante dal centro del borgo si apre il Museo della Civiltà Contadina, un luogo che custodisce attrezzi, costumi e ricordi della vita quotidiana di un tempo. Il Museo funge da anticamera all’Insediamento Rupestre che proprio da qui si raggiunge attraverso una stradina ben illuminata la quale è percorribile anche durante le ore notturne.
Appena varcata la soglia del sito archeologico ci appare in tutto il suo splendore un costone roccioso, affacciato sul torrente Malopera, sul quale sono state ricavate le case-grotta utilizzate in un primo momento per le attività produttive, poi come unità abitative ed infine come riparo durante la seconda guerra mondiale.
Nella parte alta possiamo ammirare un palmento utilizzato per la produzione del vino che veniva pigiato nella vasca superiore e lasciato scorrere attraverso un canale di comunicazione nella vasca inferiore dove avveniva la fermentazione. Scendendo troviamo una calcara, utilizzata per la produzione della calce e un forno per il pane, mentre nella parte bassa vi sono le vasche di raccolta delle acque.
Le cavità, per la maggior parte monocellulari con qualche eccezione bi-cellulare, si sviluppano principalmente in due tipologie:
- in forma tronco conica con volta a cupola e foro di areazione centrale, utilizzate probabilmente come silos di stoccaggio delle materie prime
- quadrangolare con scale interne e aperture sui lati ottenute scavando il blocco di arenaria.
All’interno sono visibili degli incassi scavati nella roccia, utilizzati come nicchie votive e come incastri per l’inserimento di mensole probabilmente in legno.
L’Insediamento è suddiviso da una scalinata scavata nella roccia, che percorre l’intero nucleo abitativo, lungo la quale è stato ricavato anche un canale utilizzato per convogliare le acque piovane.
NG
Un ringraziamento particolare a:
Teresa Incollà che si è prestata alla realizzazione di questo documentario
Maria Caterina Pietropaolo che si è adoperata ad organizzare questo incontro e a fornirmi tutte le informazioni necessarie.