Abbazia di Santa Maria di Corazzo
DOCUMENTARIO - Abbazia di Santa Maria di Corazzo | VIDEO - Progetto Gedeone |
L'abbazia di Santa Maria di Corazzo fu fondata dai benedettini nel 1060, presumibilmente su un antico monastero Basiliano. Il complesso sorgeva in una zona denominata località Castagna, nel territorio di Carlopoli, piccolo comune della provincia di Catanzaro, in Calabria.
L’Abbazia, chiaro esempio del processo di migrazione dal rito greco a quello latino, dopo un breve periodo passò in mano ai cistercensi, un ordine monastico nato nell’Abbazia di Cîteaux in Francia, che la portarono ad essere una delle più importanti strutture economiche, culturali e religiose dell’intera Calabria.
Proprio la sua posizione, in una piccola valle tra i fiumi Amato e Corace, ne fece una struttura molto florida. Qui i monaci, seguendo la Regola di San Benedetto che si riassume nel motto “Ora et Labora” (Prega e Lavora), crearono un importante polo produttivo con la costruzione di un mulino ad acqua e con impianti per la lavorazione della lana.
All’interno dell’Abbazia, i monaci, dedicavano all’incirca sei ore al lavoro manuale e tre all’attività religiosa, proprio come dettato dalla Regola di San Benedetto.
Il momento più sentito era il capitolo, una sorta di riunione durante la quale si studiava un brano della Regola ed in seguito l’Abate invitava ad auto accusarsi delle eventuali mancanze, dopodiché veniva inflitta una penitenza che doveva essere scontata sul lato nord, sotto la chiesa dove c’erano i sedili in pietra.
All’interno dell’Abbazia vivevano due gruppi: i monaci coristi e i monaci conversi, quest’ultimi erano laici che volevano vivere in meditazione ma senza prendere i voti. Essi contribuivano alla vita lavorativa del monastero.
I maestosi ruderi che possiamo ammirare attualmente ci danno l’idea della grandiosità di questo luogo, mentre la sua posizione ci fa immaginare tutto il fascino spirituale che infondeva a monaci e laici che vivevano al suo interno.
L’Abbazia era composta dalla Chiesa, suddivisa a croce latina, posizionata a nord e dal monastero ubicato a sud con il chiostro che era la zona principale in cui si svolgeva la vita monastica e da cui si accedeva a tutti gli altri locali adiacenti.
La Chiesa vantava quattro altari tra i quali l’altare maggiore, in marmi polícromi intarsiati, attualmente conservato nella Chiesa di San Giovanni Battista a Soveria Mannelli. Sopra l’altare era posizionata la statua lignea della Madonna, oggi conservata nella Chiesa di San Giuseppe a Diano, una frazione di Scigliano.
Lungo la navata sinistra si apriva la “Porta dei morti”, uno stretto passaggio dal quale venivano fatte uscire le salme che in seguito venivano tumulate nel terreno sottostante, mentre lungo la navata destra vi era l’accesso al chiostro conosciuto come la “Porta dei coristi”.
La storia dell’Abbazia si intreccia con la vita di Gioacchino da Fiore che proprio in questo luogo venne nominato Abate e qui scrisse le sue opere più importanti, tra cui le tavole del “Liber Figurarum”, una raccolta di immagini che raffigurano il pensiero teologico di Gioacchino.
Attualmente l’Abbazia si trova nello stato di rudere in seguito ad alcuni avvenimenti che hanno segnato la fine di questo luogo suggestivo:
- la Bolla papale di Paolo II del 1465 che declassò l’Abate e ne nominò uno esterno che, come successo in quasi tutte le abbazie, non faceva altro che depredare i beni dell’Abbazia stessa
- il terremoto del 1683 che danneggiò gravemente l’Abbazia, ricostruita in seguito grazie alla dedizione degli abitanti di Castagna
- l’istituzione del Catasto Onciario da parte del Regno di Napoli che diede un duro colpo ai monaci che attraversavano già un periodo di gravi difficoltà
- il terremoto del 1783, diede il colpo di grazia distruggendola completamente e costringendo i monaci rimasti a trasferirsi a Cosenza
- il decreto del Governo francese del 1807 che sopprimeva gli ordini monastici che osservavano la regola di San Benedetto e quella di San Bernardo e aggregava le proprietà dei monasteri al Pubblico Demanio.
Rimane oggi la memoria dei tempi che furono e la voglia di far rivivere questo magico luogo che stupisce e incanta con la sua storia e la sua imponenza giacendo solitario in fondo ad una valle dove regna ancora il silenzio monastico.
NG