Paesi della provincia di Catanzaro
Badolato
Badolato, piccolo borgo medievale della provincia di Catanzaro, situato su una collina a 240 metri sul livello del mare, dista pochi chilometri dalla costa ionica, e alle sue spalle si estendono le Serre Calabre.
Le origini di Badolato si devono a Roberto il Guiscardo, che nel 1080 fece erigere un Castello fortificato che in seguito passò ai Ravaschieri nel 1596, ai Pinelli nel 1692, ed infine ai Pignatelli di Belmonte nel 1779 i quali rimasero al potere fino alla fine della feudalità (1806).
Il borgo, che anticamente si chiamava Vadulato, sin dalle origini, ebbe scopi prettamente difensivi, come confermato dalla cinta muraria e dal castellosignorile risalenti circa al XII secolo; quest'ultimo, in particolare, dotato di torre fungeva da punto d'avvistamento contro le invasioni dei Saraceni o dei turchi, che afflissero la Calabria per tutto l'Alto Medioevo.
Gravemente danneggiato dai terremoti del 1640, 1659 e 1783, Badolato venne anche colpito in epoca più recente dall’alluvione del 1951.
Le case sono costruite una vicino all’altra, su degli archi con le caratteristiche pietre di fiumara, tipiche del luogo, con numerose chiese e molti vicoli caratteristici. Le sensazioni di attaccamento al territorio sono evidenti nei mattoni di argilla locale e nei portoni e finestre di castagno dei boschi circostanti. Un borgo con l’aspetto di un piccolo presepe vivente e un fascino irresistibile, per chi arrivando, lo vede incastonato tra le due colline verdeggianti di ulivi.
Tra i luoghi di particolare interesse possiamo citare:
- la Chiesa di S. Andrea Avellino che conserva un altare marmoreo del 1730
- la Chiesa di Santa Caterina dove è custodita una tavola della Madonna col Bambino (XV-XVI sec.).
- la Chiesetta italogreca Bizantina della Sanità in contrada Sant'Isidoro, caratterizzata da un portico con arcate e travi in legno.
- la Chiesa dell’Immacolata (1686), sorge su uno spuntone roccioso fuori dalla porta est del paese, dove lo sguardo può spaziare da Capo Colonna fino a Punta Stilo.
L’ingresso è costituito da un portale in granito, attribuito agli scalpellini di Serra San Bruno, mentre due colonne poste ai lati, reggono un'architrave con una nicchia, nella quale si legge l'anno di fondazione della chiesa (1686) e l'anno del restauro (1859).
L'interno ha un soffitto, con stucchi in gesso, decorato da artisti di Serra San Bruno. La volta a botte è suddivisa in tre riquadri, al centro di ogni riquadro è posto un medaglione. Vicino all'abside c'è la cupola, che all'esterno finisce con una lanterna a forma di stella, ricoperta da tegole in terracotta; è uno degli esempi più importanti del Seicento badolatese.
L'altare maggiore è in marmo bianco, sulla parete di sinistra si trova un olio su tela raffigurante la Croce Angelica di Tommaso Aquinate, e diverse opere di artisti partenopei e locali.
Di pregio i pezzi in argento (calice, ostensorio, punta della mazza del priore) opera di artisti napoletani. Nel muro esterno dell'abside un pannello maiolicato (1800) raffigura la Madonna Immacolata.
- la Chiesa del convento di San Domenico (1566), dedicata alla Madonna del Soccorso, nel XVII secolo era un Monastero gestito dai frati domenicani, infatti tra la popolazione locale, è conosciuta come “U monasteru”!
La Chiesa venne ricostruita in due tempi a causa di due distinti terremoti (1738-1783) che provocarono la distruzione di molte costruzioni antiche. Il materiale utilizzato fu il granito locale, tranne la facciata che rimase inalterata.
Dal suo interno si nota la grandiosità dell’architettura che si poggia su un pavimento caratterizzato da mattonelle chiare e scure. La particolarità del loro colore dà rilievo alla discordanza tra il bene e il male.
L’altare principale, ricostruito nel 1700, è in marmo policromo, mentre gli altri due, posti ai lati della navata sono: uno in gesso e l’altro in marmo.
- Resti delle mura medievali, che testimoniano le antiche origini del borgo.
- Resti del Castello dei Ravaschieri (XVII sec.), edificato inizialmente in legno come fortezza a difesa del territorio, passò di mano in mano dal fondatore Filippo di Badulato, ai Ruffo, ai Toraldo, ai Borgia, ai Pignatelli e infine ai Ravaschieri fino alla fine della feudalità. In seguito venne acquistato dai baroni Gallelli, i quali però lo abbandonarono a se stesso, e nel 1968 il comune lo espropriò per demolirlo, e costruire l'attuale Piazza Castello.
L’agricoltura, oggi in fase decrescente si basa sulla coltivazione di olive, vini e frutta, mentre è in pieno sviluppo il turismo. La frazione di Badolato Marina che dista 4 km dall'antico Borgo, accoglie flussi di visitatori sempre più consistenti.
Essa nasce ai primi del novecento come meta per le vacanze al mare. La costruzione della ferrovia e della Strada Statale 106 l'hanno resa meta turistica ricercata e attrezzata.
La località è rinomata per la pulizia delle spiagge e la limpidezza dell'acqua, dove è possibile esercitare la pesca subaquea. Il clima mite e ventilato, l’ampia spiaggia di sabbia finissima e una suggestiva pineta tra la spiaggia e il lungomare, rendono questo luogo incantevole.
Badolato è uno dei borghi in cui si conservano le tecniche e gli strumenti tradizionali: dal telaio a mano al coltellino, dallo scalpello al tornio a ruota. Molti degli elementi decorativi si ricollegano alla prestigiosa arte greca, per cui gran parte della produzione ne riprende le forme e i colori. Ancora oggi vengono tessuti, con telai antichi, i drappi, i ricami, gli arazzi e le coperte.
Altre importanti espressioni dell’artigianato locale sono la lavorazione del ferro battuto, il vimini e la paglia. Maestri nella costruzione di cesti e cestini, gli artigiani di Badolato hanno ripreso la costruzione dei cosiddetti panari, che erano appunto dei cesti con manico.
La festa patronale si svolge il 10 novembre in onore a Sant’Andrea Avellino
NG
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