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TITAN I FUOCHI DI PROMETEO

88100 Catanzaro CZ, Italia
NOTE DELL'AUTORE
Creatura divina caduta sulla Terra e costretta alla sofferenza o, al contrario, essere terreno che aspira al Cielo, Prometeo da sempre incarna il Preveggente che sa ma non può modificare il Destino. Capisce che è necessario un Dio che imprima ordine al Caos, ma a questo Dio non vuole sottostare. Sperimenta la grandezza e la miseria della ragione.
Prometeo accompagna i destini umani e, multiforme ed ambiguo, assume gli aspetti più diversi e si identifica in personaggi che da lui hanno ereditato la presunzione razionale, l'orgoglio forsennato e la nobile sopportazione della sconfitta. In una parola, il titanismo. La Tragedia propone sulla scena Prometeo, Francesco d'Assisi e Cyrano di Bergerac, emblemi dell'eterna volontà umana di attingere l'onnipotenza aspirando ad un Cielo che eternamente li respinge e li destina alla sofferenza, lasciandoli a contemplare dolenti la miseria della ragione umana.
La rappresentazione si apre con la figura di Prometeo che confessa le proprie colpe e compiange le proprie pene e si chiude con l'ira di Giove che si abbatte sul Titano. In mezzo a questa vicenda, ripresa dal testo originale di Eschilo, si inseriscono due quadri autonomi con i personaggi di Francesco d'Assisi e di Cyrano di Bergerac reinventati in testi originali da La Rosa ( Il monologo di Cyrano attinge anche da Guccini). Prometeo, quindi, si trasferisce negli altri personaggi per poi alla fine ritornare sulla scena e accogliere, nel suo destino di sventura, tutti quelli che lo hanno seguito.
NOTE DEL REGISTA
L'eternità del mito prometeico viene espressa sin dall'arrivo in sala dello spettatore: sulla scena, atemporale e drammaticamente essenziale si trova il Titano, chiuso nelle sue sofferenze, consumato dal dolore e annientato dal peso della sua stessa consapevolezza.
Una sconfitta che prova il fisico ma non lo spirito del Titano: il racconto delle proprie pene viene presto sostituito dal ruggito rabbioso e fiero che Prometeo scaglia contro Giove, responsabile di quel tragico supplizio.
Al cospetto di Oceano, titano anche egli, e delle Oceanine, dee delle acque, Prometeo ammetterà la sua unica colpa: quella cioè, di aver protetto e aiutato gli uomini, donando loro le arti, il Fuoco, e soprattutto “cieche speranze” che li rendevano immuni dal desiderio di sterminio di Giove.
La voce delle Oceanine, riecheggiante e sciabordante come le onde del mare, accompagnerà il Titano nelle varie reincarnazioni nel corso dei tempi: ecco così che il suono dell'acqua, della tempesta che monta e dei tuoni di Giove accompagnerà San Francesco e Cyrano, prometeici nello spirito ma non nel corpo, come un tragico e premonitore raccordo musicale tra i vari momenti del dramma.
La furia distruttiva del Re degli Dei, tiranno e non sovrano, si abbatterà infine sul corpo di Prometeo, nuovamente prigioniero della rupe, non prima però che il Titano abbia urlato contro il Cielo la sua rabbia.
Altre date
- 26/07/2017 21:00 - 23:00
- 27/07/2017 21:00
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